Valeria Cammareri

Valeria Cammareri  Milan, Italy

Artist Statement

ITALIAN VERSION

Fin dalla mia infanzia mi piace raccontare storie: da piccola creavo musicals che poi rappresentavo nel mio teatrino di marionette. I miei genitori mi prendevano in giro perche’ ingigantivo la realtà . Mi piaceva modificarla e romanzarla,  non tanto per il gusto di mentire  quanto piuttosto  per renderla migliore arricchendo di fascino i fatti della vita di tutti i giorni. Non ho nutrito alcuna particolare passione per la fotografia fino all’ Ottobre 2013, quando ho aperto un account (@_soulkitchen_)  su Instagram, con lo scopo di scrivere un diario di immagini. Faccio fotografie con iPhone , iPad e una piccola CanonG15.  Mi ritengo una contemplativa e non mi interessa rappresentare la realtà  per quello che e’ ma piuttosto i ricordi, i desideri e l’ essenza  della bellezza femminile. Mi piace che nelle mie fotografie vi siano persone perche’ la componente umana aggiunge emozione e mistero, ma non sono un’ autrice di ritratti nel senso stretto del termine. Ritraggo persone  generalmente senza volto, e le uso come parti di me : del passato, del presente, o che non ho mai avuto. Se qualcosa attira la mia attenzione o se mi viene un’ idea immediatamente penso a come effettuare il passaggio dall’ immaginato all’ immagine. Tutti gli amici  sanno  di questa mia ossessione e accettano con grande pazienza e disponibilità  di posare per me senza condizioni ( e generalmente ci divertiamo un sacco durante la messa in scena).

ENGLISH VERSION

Since my childhood I have been a storyteller: I used to invent musicals for puppets. My parents would tease me as they perceived I magnified reality. What I liked was not to hide the truth but rather, to give more drama or beauty to the ordinary facts of my life. I wasn’t particularly fond of photography until October of 2013, when I created an account @_soulkitchen_ on Instagram,  starting a diary of images. I shoot with both mobile devices (iPhone and iPad) and a little Canon G15.  I’m a contemplative, not interested in representing reality, but rather memories, desires, and the core of feminine beauty. I love having people in my images, as the human component adds mood and mystery; but I’m not a portrait shooter. The people in my shots are generally faceless, and I use them as pieces of myself: past, present, or never had.  If something captures my attention, or if I have an idea about a story to tell, I immediately think of how to shift it from my imagination to an image.  My friends know this, and are very cooperative with my obsession; unconditionally posing for me (usually we have a lot of fun during the staging).

Pas de deux, part 2 by Christian Mondot

This is the second part of two articles re-assuming a relationship based on reciprocal admiration and a long conversation about the need for photography.   This story begins with two photographers: the first one, Christian, a Frenchman  living in Arcachon, a...